Si è concluso l’incontro in videoconferenza tra le parti sindacali di base USB e Cobas e i vertici aziendali della Natuzzi, rappresentata da Michele Onorato e Patrizia Ragazzo. Come già annunciato verrà approvata la CIGO COVID-19 per un massimo di 9 settimane, spalmabili fino al 31 luglio 2020, come prevede il Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 marzo 2020.
L’azienda non ha previsto la cassa integrazione per gli impiegati, i quali possono usufruire dello smart working, che è stato definito nell’ordinamento italiano come «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa». Chiaramente il DPCM del 2 marzo prevede lo smart working o lavoro agile, come mezzo per ottemperare al lavoro pregresso e al lavoro in quota.
La cassa integrazione ordinaria, come quella in deroga (quest’ultima non applicabile al caso in oggetto), come previsto dal DPCM, è stata già prevista dall’azienda e dal Ministero ed è stata applicata da questo mese, perché è già norma vigente. Questo per sottolineare che l’indirizzo del Governo è stato quello di evitare che nessun lavoratore perdesse qualcosa in termini economici. In aggiunta a tutto questo, la Natuzzi ha dichiarato che, in collaborazione con il Politecnico di Bari, coinvolgerà un numero non ancora precisato tra cucitrici, magazzinieri e tagliatori (dal perimetro salotto) per la realizzazione di mascherine in conformità con le leggi vigenti.
Inoltre la Natuzzi ha assicurato che se il Governo avesse difficoltà ad ottemperare al pagamento della cassa integrazione, come da dettato del DPCM, l’azienda provvederà ad anticiparla.